Giornata Mondiale per la lotta contro l’AIDS. La LILA sui dati ISS: l’Italia in ritardo su prevenzione e sommerso; troppe le diagnosi tardive. Dal LILAReport 2022 le criticità su uso del profilattico e ricorso al test.

logo LilaReport 2022EQUALIZE è lo slogan con cui UNAIDS, per questo primo dicembre, Giornata Mondiale per la lotta contro l’AIDS, chiama i governi di tutto il mondo a fare di più per combattere le disuguaglianze che frenano la sconfitta dell’AIDS. I dati resi noti dallo stesso programma ONU ci dicono, infatti che, in tutto il mondo si sta perdendo terreno rispetto ai progressi fatti, complici il COVID, le crisi internazionali, la crisi economica. Anche il nostro paese deve fare di più su prevenzione e lotta al sommerso. Lo evidenziano i dati 2021 del COA ma anche il nostro LILAreport 2022. Il rischio è di non raggiungere gli Obiettivi ONU per uno sviluppo sostenibile che prevedono anche la sconfitta dell’AIDS entro il 2030. 

Come c’era da attendersi, anche in Italia i dati appena diffusi dall’istituto Superiore di Sanità sull’andamento dell’infezione nel 2021 evidenziano un aumento delle nuove diagnosi rispetto allo scorso anno: 1770, con un'incidenza di tre nuove diagnosi ogni 100mila abitanti. L’anno precedente le segnalazioni erano state invece 1.303 con incidenza di 2,2 casi per 100mila residenti. I casi segnalati restano, comunque, al di sotto dei duemila annui, lievemente più bassi di quelli del 2019 e in linea con il calo in corso dal 2012. "Pur registrando un'incidenza inferiore alla media europea -nota la Presidente della LILA, Giusi Giupponi- nel nostro paese continuano a infettarsi quasi cinque persone al giorno, un dato che non ci lascia affatto tranquilli".

Per il 44% le nuove diagnosi hanno riguardato persone eterosessuali (il 27,2% uomini e il 16,8% donne) mentre gli MSM, uomini che fanno sesso con altri uomini, sono stati il 39,5%. Le persone che s'iniettano droghe costituiscono il 4,2% del totale. Il peggioramento era, purtroppo, atteso, visto che il COVID ha frenato per due anni le, già scarse, iniziative di prevenzione in campo inibendo, soprattutto, l’accesso ai servizi, test per l’HIV in particolare. 

A preoccupare ancora di più è la percentuale di diagnosi tardive, un fenomeno che il COVID ha contribuito a peggiorare ma che è in costante crescita dal 2015. Nel 2021, ci dicono i dati dell'ISS, il 63,3% delle nuove diagnosi é arrivato con grave ritardo, quando cioè le persone erano già In AIDS o prossime a questa condizione. A ricevere diagnosi tardive sono stati soprattutto gli uomini eterosessuali, ben i tre quarti di questo gruppo, seguiti dalle donne eterosessuali (due terzi quelle con diagnosi tardive); tra le donne, inoltre, il 10% ha saputo della propria positività solo in occasione degli screening per la gravidanza. Tra i 382 nuovi casi di AIDS segnalati nel 2021, ben l’83% aveva scoperto di avere l’HIV solo pochi mesi prima della diagnosi, sei mesi prima al massimo.

Quello delle diagnosi tardive è un fenomeno inaccettabile alla luce dei vantaggi che una diagnosi precoce può offrire sia per la salute pubblica, sia per la salute dei singoli. Un accesso tempestivo alle terapie antiretrovirali, infatti, può preservare al meglio la salute delle persone con HIV e, grazie alla soppressione della carica virale, rendere il virus non trasmissibile ai/alle partner sessuali secondo l’evidenza scientifica U=U. “Il nostro Paese –dice Giusi Giupponi, Presidente nazionale LILA- deve recuperare in fretta il ritardo accumulato nel contrasto al sommerso e sulla prevenzione; è urgente rendere molto più accessibile il test, anche con l’aiuto del terzo settore, implementare programmi di prevenzione verso tutti i target e rendere subito rimborsabile la PrEP, la Profilassi Pre-Esposizione. Dalla LILA critiche anche al Ministero della Salute che, quest’anno ha reso noti i dati con notevole ritardo: “È una decisione –dice ancora la Presidente Giupponi- che rischia di sottrarre al dibattito pubblico preziosi strumenti di riflessione nel periodo dell’anno in cui l’attenzione al tema HIV è più alta”.

LILAReport 2022
Che il quadro italiano sia tutt’altro che roseo sul fronte della prevenzione, lo conferma il nostro LILAReport 2022, il report annuale della LILA sull’HIV/AIDS in Italia. Pur non avendo valore statistico, LILAReport restituisce però una lettura efficace delle necessità e dei problemi legati alla prevenzione, al test, al vivere con l’HIV. Di assoluto rilievo sono, inoltre, le indicazioni che ne emergono per innovare e migliorare le politiche socio-sanitarie sull’HIV in Italia, indicazioni sulle quali chiediamo da tempo risposte concrete alle istituzioni.

Dal documento –basato sugli oltre dodicimila accessi ai nostri servizi e sulle oltre 700mila visite al nostro sito- emerge un bisogno ancora molto ampio di informazioni di base sull’HIV, sulla trasmissione, sulle opportunità terapeutiche e di prevenzione, sul test. La percezione del rischio resta confusa, talvolta distorta, in tutte le fasce d’età, frutto di decenni di latitanza delle istituzioni in materia.

Se quasi un 4% degli adulti teme ancora che l’HIV si possa contrarre con il bacio o il 5% teme i normali contatti quotidiani, di contro resta bassissimo l’utilizzo del profilattico: i dati che provengono dai nostri servizi di testing e dal programma di promozione del self test “Just LILA” ci dicono che la metà dei/delle utenti non usa mai, o non usa abitualmente, il condom. Altrettanto preoccupanti sono i dati del programma di prevenzione EDUCAIDS di LILA Cagliari per le scuole superiori: il 52% delle ragazze e dei ragazzi sessualmente già attivi, tra quelli coinvolti nelle attività, ha dichiarato di non usare il profilattico o di non usarlo sempre, pur conoscendone l’utilità. Costi della prevenzione e timori per la privacy sono i fattori che più ostacolano l’adozione del sesso più sicuro tra i giovani. Picchi molto alti di rapporti sessuali non protetti sono dichiarati anche dalle donne: ben il 52% delle utenti dei nostri servizi di testing ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali senza utilizzo del condom;

Sempre per quanto riguarda la prevenzione, poco conosciuta risulta essere la PrEP, la profilassi pre-Esposizione, efficacissima per evitare l'infezione da HIV, ma ancora non rimborsabile in Italia.

Insufficiente resta anche il ricorso al test: tra chi ci ha richiesto un autotest gratuito la metà non aveva mai eseguito un test HIV; percentuale solo di poco inferiore, il 41%, tra chi ha richiesto un test rapido presso le nostre sedi o i nostri presidi ma con un picco preoccupante del 63% tra le donne. Si tratta di dati che confermano l’utilità di servizi di testing in contesti non sanitari e la loro capacità di raggiungere target che non userebbero altri servizi; si conferma, tuttavia, anche il forte ritardo delle politiche pubbliche nel contrasto al sommerso.

Tra le persone con HIV che si rivolgono a noi, continua a pesare molto il tema dei diritti, con timori soprattutto per la privacy. Nel gruppo in esame, nel solo 2022, una su venti ha segnalato vere e proprie discriminazioni. La metà riguardava la richiesta di test sul posto di lavoro, vietata dalla legge.

Le nostre iniziative per il 1 dicembre
La LILA è in campo in questi giorni, fino al 4 dicembre, con decine di appuntamenti ed eventi per il primo dicembre, uniti dall’iniziativa “Yes Self Test” che prevede la distribuzione gratuita di duemila kit di auto test domiciliari OraQuick, resi disponibili da OraSure Technologies Inc. e Alliance Healthcare Italia, che hanno collaborato con noi all’iniziativa. Obiettivo di “Yes Self Test” è promuovere anche questa importante opportunità di diagnosi precoce. Accedere per tempo al test permette, lo ribadiamo, un accesso tempestivo alle terapie antiretrovirali che possono preservare al meglio la salute delle persone con HIV e rendere il virus non trasmissibile (U=U).

 

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