La nostra esistenza è immersa nella statistica. Ogni giorno leggiamo percentuali e stime su qualsiasi argomento, dal cibo all’anima. Se poi la statistica si occupa di medicina e salute il dato diventa sostanza di vita e elemento fondante della politica. L’Hiv ha un sistema di controllo statistico che si chiama Sorveglianza. E’ istituito da due decreti, uno per i casi di Aids, risalente al 1986 e uno per i casi di Hiv del 2008. Seguono iter diversi ma dovrebbero raggiungere lo stesso risultato: raccontarci in questo paese quanta gente viva con l’hiv e quante persone raggiungano lo stadio dell’aids. Confermarci che quei dati, che tanto piacciono ai media, dei circa 4000 nuovi casi all’anno siano così attendibili da poter costruire su questi l’identikit di una nazione e delle sue politiche sanitarie. Contare la salute per contare cosa fare. Ma la nostra inchiesta fa emergere una realtà ben diversa. E una pericolosa rimozione politica. Per commentarla abbiamo incontrato Carla Rossi, una docente di statistica in campo biomedico e sociale all’Università di Tor Vergata a Roma che il mondo Hiv lo conosce bene.
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politiche e dintorni
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