“Non c’e’ più tempo”: dalla società civile lombarda la proposta di un referendum che salvi la sanità pubblica regionale.

Manifestazione MilanoUn referendum regionale per salvare la Sanità pubblica in Lombardia: lo propongono cento elettori promotori e diverse realtà della società civile che, a fine luglio, hanno depositato al protocollo regionale tre quesiti abrogativi, volti a ristabilire la preminenza della Sanità Pubblica su quella privata.

Al momento sono in corso le verifiche di ammissibilità dei quesiti e l'esito è atteso per fine agosto 2023. Il testo che si intende modificare è quello della legge sanitaria lombarda del 2009, aggiornata poi nel 2021, negli articoli che stabilirono, di fatto, l’equivalenza tra pubblico e privato. L’abrogazione dei tre passaggi della legge oggetto del referendum, riporterebbe in capo al servizio pubblico le funzioni di programmazione, coordinamento e controllo dell’erogazione e della gestione dei servizi sanitari. A promuovere l’iniziativa sono Medicina democratica, Osservatorio Salute, CIGL Lombardia, ACLI e ARCI regionali, con il sostegno di altre realtà della società civile e tra queste la LILA che intende appoggiare il referendum sia come Federazione Nazionale, sia attraverso le sedi LILA di Milano e Como. L’iniziativa referendaria segue la mobilitazione di migliaia di cittadini, culminata nella manifestazione Sani come un pesce?” che lo scorso primo aprile riempì a Milano piazza Duomo. Qualora la proposta referendaria fosse approvata, la consultazione potrebbe tenersi tra giugno e aprile 2024; in autunno sono annunciate in tutta la regione iniziative, confronti e dibattiti per sostenerla e per chiedere la partecipazione della cittadinanza.

Il nostro obiettivo –ha spiegato Il Presidente di Medicina Democratica Marco Caldiroli nella conferenza stampa di presentazione-, non è cancellare la sanità privata bensì riportare quella pubblica al centro del servizio sanitario, restituirle la funzione di programmazione e di pieno controllo dell’erogazione dei servizi, a partire da quelli di prevenzione, garantire universalità d’accesso, gratuità e partecipazione”.

Il CoVID ha reso evidente la necessità di un cambiamento radicale nella gestione della sanità regionale e di un aumento delle risorse –ha detto Federica Trapletti, segretaria SPCI-CGIL lombarda- abbiamo liste d’attesa infinite, carenza di personale e i più fragili ormai rinunciano a curarsi, la situazione è davvero preoccupante. Il Referendum è uno degli strumenti che useremo per cambiare le cose”.

Per salvare la Sanità pubblica non c’è più tempo, bisogna agire subito –è stato l’appello di Vittorio Agnoletto per Osservatorio Salute- E’ al pubblico che compete individuare i bisogni della popolazione e controllare l’operato del privati che usufruiscono di risorse pubbliche. Più soldi vengono dati alle aziende private più i cittadini vengono espropriati del diritto alla salute. Le lunghissime liste d’attesa –ha proseguito Agnoletto- ne sono un drammatico esempio e così sono milioni ormai i cittadini che rinunciano a curarsi. Va fermata l’esternalizzazione dei servizi affidati a imprese e cooperative che puntano solo al massimo profitto, vogliamo un centro unico di prenotazione per tutte le strutture sia pubbliche che private, va bloccata la pratica dei medici a gettone”.

Tocchiamo con mano da tempo nei nostri circoli il disastro del servizio sanitario pubblico –ha raccontato il Presidente di ARCI Lombardia Massimo Cortesi- la pandemia lo ha reso più che mai evidente. Bisogna tornare allo spirito dell’articolo 32 della Costituzione perché una sanità privatizzata non può che aumentare disuguaglianze e povertà”.

“Il ruolo di programmazione, di lettura dei bisogni dei cittadini -ha aggiunto il Presidente di ACLI Milano Andrea Villa- non può esser demandato al privato che, per sua natura, persegue solo logiche di redditività. Si invece a una logica di sussidiarietà che integri, sotto la responsabilità pubblica, strutture convenzionate e privato sociale di cui anche il mondo cattolico è oggi protagonista”.

Come si accennava, anche la LILA intende sostenere l’iniziativa referendaria: “Per prima cosa ci auguriamo che su una questione così rilevante per la vita dei cittadini il Referendum possa svolgersi –ha detto Giusi Giupponi, Presidente Nazionale della LILA- Noi saremo, comunque, sempre tra quanti si battono per una sanità pubblica e universalistica. Pensiamo a cosa potrebbe accadere alle persone con patologie croniche, come l’HIV, senza la copertura di un servizio sanitario pubblico: i costi per le cure sarebbero insostenibili. Già ora si fa fatica a garantire la stabilità di un unico medico di riferimento, la consegna di farmaci per più mesi, la gratuità di esami diagnostici. Inoltre, il privato quale interesse potrebbe avere nella prevenzione di questa come di altre infezioni sessualmente trasmissibili? Nessuno, perché sulla prevenzione non si fanno profitti; con la prevenzione si investe sul benessere di una collettività e questo non può che essere appannaggio di un servizio sanitario pubblico inclusivo e adeguatamente finanziato”.  

 

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