Giornata Mondiale della Salute. Sani come un pesce? In piazza il primo aprile a Milano per difendere la sanità pubblica: la salute non è una merce!

Manifestazione MilanoLa crisi della Sanità pubblica del nostro paese, si conferma, sempre più, come un'emergenza democratica perché lede diritti fondamentali come quelli alla salute e alle dignità delle persone e perché mina in modo irreversibile la fiducia nelle istituzioni. Per reclamare una totale inversione di rotta, il primo aprile 2023, in piazza Duomo a Milano, dalle ore 15, manifesteranno tante realtà nazionali e regionali, uniti nell’iniziativa: “Sani come un pesce?”, slogan provocatorio, volto a denunciare il tracollo del nostro sistema sanitario e a rilanciarne la difesa. 

L'iniziativa si inquadra nella Giornata Mondiale della Salute e nella Giornata Europea contro la commercializzazione della Salute del prossimo 7 aprile ma viene anticipata per evitare sovrapposizioni con celebrazioni e festività pasquali. Promossa da Medicina Democratica, Campagna Dico 32 e Forum per il diritto alla salute, alla manifestazione aderiscono, tra gli altri, ACLI Lombardia, ARCI Lombardia, Attac Italia, AUSER, Cittadinanzattiva Como, Cittadini Reattivi, CoVeSaP, I Sentinelli, IFE Italia, LILA Nazionale e molte altre realtà.

Responsabili della crisi della nostra Sanità pubblica sono i finanziamenti insufficienti e la commercializzazione dei servizi, denunciano gli organizzatori: “Si sta creando un meccanismo perverso –afferma Marco Caldiroli, Presidente nazionale di Medicina Democratica- in cui le privatizzazioni, il ritorno delle mutue, le assicurazioni private stanno riducendo i cittadini e i pazienti alla stregua di clienti, o peggio, di pesci da attirare , prendere all'amo e sfruttare. Quello che sta accadendo è il ritorno delle disuguaglianze legate al reddito, di un sistema che cancella i diritti per cui in tanti hanno lottato”.

I determinanti principali della malattia sono di natura economica e sociale, di conseguenza anche i rimedi devono essere economici e sociali, si afferma nel documento che promuove “Sani come un pesce?” L’invito è dunque a scendere tutti e tutte in piazza: “Per difendere la Sanità Pubblica e il diritto alla Salute, affinché ne sia garantito un accesso universale, partecipato e finanziato con la fiscalità generale– dice Caldiroli- La salute non può essere considerata una merce. La sanità, se finalizzata all' attuazione del diritto costituzionale alla salute, è un investimento e non un costo.

Come evitare, dunque, la distruzione del servizio sanitario nazionale? “Questo bene pubblico si salva solo muovendoci insieme risponde Caldiroli- con le persone, le associazioni e i lavoratori, motivandoli e garantendone i diritti, programmando in base alle necessità locali, dando più attenzione alle persone non autosufficienti con fragilità o cronicità investendo in prevenzione e riabilitazione, tutte funzioni che slo la sanità pubblica, intesa come bene collettivo, può garantire”.

Nel documento che indice l’iniziativa si accendono anche i riflettori sui fondi del PNRR, spesso sbandierati come una ricetta salvifica: “Ci hanno detto che dopo la pandemia ci sarebbe stata più medicina territoriale e di prossimità ma non stiamo andando in questa direzione –spiega Caldiroli - i fondi del PNRR vengono messi a disposizione principalmente per l’edilizia ma la sanità è fatta di operatori e operatrici, di medici, di infermieri e infermiere che invece fuggono dal pubblico per le condizioni di lavoro in continuo peggioramento. Di tutto ciò approfitta il sistema privato”. Tutto questo non è un caso. Come evidenziano i promotori, sono le scelte politiche a determinare il funzionamento del Servizio Sanitario e troppo spesso, tali scelte sono volte a favorire interessi privati a scapito di quelli pubblici e collettivi.

Anche nel campo della risposta all’HIV si rischia un pericoloso arretramento; per questo LILA Nazionale ha aderito all’iniziativa e sarà in piazza a Milano: “Nel nostro paese abbiamo realtà eccellenti per il trattamento dell’HIV ma anche territori completamente sprovvisti di centri di cura, il che, soprattutto al sud, costringe le persone a spostarsi anche molto lontano per accedere a visite e farmaci –spiega la Presidente Nazionale della LILA Giusi Giupponi- per lo stesso motivo risultano insufficienti i centri di screening per HIV e IST, peraltro, tra loro poco o per nulla integrati. I risultati –prosegue Giupponi- sono un aumento delle IST e un numero abnorme di diagnosi tardive da HIV, ossia oltre il 50% di chi fa un test riceve la diagnosi di HIV quando è già in stato di AIDS”. Non va meglio sul fronte della prevenzione spiega ancora Giupponi: “Niente campagne di informazione, niente iniziative nelle scuole, preservativi e Femidom hanno costi proibitivi, soprattutto per i più giovani e la PrEP, l’efficacissima profilassi Pre- Esposizione, ancora oggi, si paga. Siamo tra i pochi paesi europei in cui questo accade; in moltissimi altri la PrEP, fatte le dovute valutazioni mediche, è erogata gratuitamente”.

La manifestazione prevede diversi interventi di esponenti del mondo sanitario, della cultura della scienza, della società civile. Le parole d’ordine proposte per sviluppare iniziative comuni sono le seguenti:

Partecipazione

Occorrono l'esperienza e la partecipazione degli operatori e delle persone che vivono in ogni città, paese e quartiere per individuare quali obiettivi di salute siano prioritari e quali strumenti siano necessari tenendo conto delle caratteristiche locali. L’aziendalizzazione delle strutture sanitarie ha distrutto questa necessità, mettendo al primo posto non la tutela della salute di tutti, ma la parità di bilancio, dimenticando che i cittadini pagano già l’assistenza sanitaria attraverso le tasse.

Prevenzione

La prevenzione è la prima funzione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), produce salute e non profitti: tutela nei luoghi di lavoro, sicurezza alimentare, controllo delle condizioni di vita, miglioramento della situazione ambientale sono attività primarie, alla base dell’intervento pubblico per il diritto alla salute. L’aziendalizzazione ha reso del tutto marginali queste attività riducendo drasticamente il personale tecnico.

Risorse finanziarie e Umane

Non basta investire (PNRR) in edilizia e strumentazione se non vi è un numero adeguato di operatori del Servizio Sanitario pubblico, preparati, motivati ed equamente retribuiti. E’ necessario eliminare le esternalizzazioni, finanziare adeguatamente i servizi pubblici, rimotivare il personale sanitario e sociosanitario garantendo condizioni di lavoro adeguate e pieni diritti inclusi quelli di segnalare le disfunzioni. La salute non è un costo, è un investimento che, se è ben indirizzato, produce un vantaggio per l’intera società.

Programmazione

La sanità pubblica è fondamentale per garantire una programmazione degli interventi e una corretta distribuzione e impiego delle risorse. Va definito un piano socio-sanitario rispettando le esigenze e le caratteristiche locali in base ai bisogni di salute della popolazione. I cittadini, le associazioni, gli enti locali devono essere partecipi delle scelte che riguardano la salute. La sanità pubblica deve coprire tutti i Livelli Essenziali di Assistenza come stabiliti per legge, quella privata è esclusivamente complementare, non sostitutiva del SSN e tantomeno “equivalente”.

Maggiore attenzione alle necessità dei pazienti non autosufficienti fragili e con cronicità

Sono le persone con scarsa o nulla mobilità e autonomia a pagare il prezzo più alto di fronte alla carenza di medici di medicina generale, liste d’attesa interminabili, servizi domiciliari e residenziali ridotti al lumicino. Le strutture residenziali sono gestite dai privati ai quali la Regione vorrebbe affidare anche le (per ora solo annunciate) iniziative di medicina e assistenza di prossimità. Riteniamo che il progetto di legge delega in discussione non migliori anzi possa peggiorare le condizioni di queste persone (prima o poi lo saremo tutti/e) separandole dal SSN universale e collocandole in un altro indefinito “sistema nazionale per la persona anziana” a budget limitato che rischia di essere un lazzaretto non in grado di garantire il mantenimento della dignità personale e il miglioramento delle condizioni di vita.

Una medicina Generale e del territorio che funzioni realmente

Va tamponata con urgenza la mancanza di Medici di Medicina Generale (MMG) e di infermieri sul territorio, in prospettiva va abolito il numero chiuso alla facoltà di medicina e il corso di formazione per MMG va equiparato alle altre specializzazioni universitarie. Da subito va potenziata la medicina territoriale, in relazione alle caratteristiche locali, prevedendo forme di lavoro in equipe dei MMG, riducendo le loro incombenze amministrative, recuperando l’attività clinica, incrementando il numero e rafforzando il ruolo degli infermieri “di comunità”. Non è accettabile la proposta di attribuire alle farmacie (quasi tutte private) un ruolo sostitutivo nella medicina territoriale. Va ridotto il massimale di assistiti per medico a parità di retribuzione. Tutti i servizi territoriali devono essere in capo alle ASST per una programmazione e gestione diretta del personale e delle attività. Le Case di Comunità non devono essere scatole vuote e nemmeno semplici unioni di poliambulatori ma strutture pubbliche a forte integrazione sociosanitaria di presa in carico complessiva delle persone e di partecipazione.

Riduzione dei tempi e delle liste d’attesa

Non sono accettabili gli attuali tempi per ottenere le prestazioni sanitarie in regime di SSN, le cause principali su cui intervenire sono il progressivo indebolimento e l’occupazione di spazi da parte del privato “garantito” dall’accreditamento e finanziato da risorse pubbliche. Per avviare una soluzione occorre in primo luogo che vi sia un centro di prenotazione unico (“agenda unica”) per tutte le strutture pubbliche e accreditate con parità d’accesso per tutti/e. Va sospesa la libera professione intra moenia nelle strutture che non garantiscono il rispetto dei tempi d’attesa indicati sulle ricette. Come previsto dalla normativa, nel caso in cui il SSN non sia in grado di fornire una prestazione nei tempi indicati dal medico curante, tutti gli assistiti devono poter accedere alle prestazioni erogate anche in regime privato (intra moenia) al solo costo del ticket e senza discriminazioni. La presa in carico della persona, da parte del SSN, deve essere organizzata in modo da garantire che qualunque medico specialista, quando prescrive un esame necessario, possa fissare direttamente l’appuntamento secondo i tempi dettati dalle necessità cliniche. Considerando l'attuale necessità di integrazione della risposta pubblica, è opportuno valorizzare l'attività non profit distinguendola dalle attività private finalizzate al profitto.

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