Salgono ancora nel 2023 le segnalazioni in Italia di IST, Infezioni Sessualmente Trasmissibili, sia batteriche che virali, registrando un aumento complessivo del 16,1% rispetto al 2021. Lo rileva il Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato lo scorso agosto 2025. Il rapporto si basa sui dati dei due sistemi di sorveglianza attivi in Italia sulle IST dal 1991, coordinati dal COA, il Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità.
In particolare, rileva il rapporto, ad aumentare maggiormente, rispetto al 2021, sono state le diagnosi di gonorrea: più 83%, quelle di sifilide primaria/secondaria: più 25,5% e quelle di clamidia: più 21,4%.
All’aumento concorrono, certamente, la mancanza di efficaci politiche di prevenzione, le difficoltà nell’accesso ai servizi di salute sessuale, soprattutto per le popolazioni colpite da stigma ed esclusione sociale, la scarsità degli stessi servizi di salute sessuale. Tuttavia, è possibile che l’aumento delle diagnosi sia dovuto anche al fatto che, per alcune IST, dal 2022 sia attiva la notifica obbligatoria (gonorrea, sifilide, clamidia, linfogranuloma venereo) e che si sia verificato un maggiore ricorso ai test. Quelli per la clamidia, ad esempio sono stati quasi il 36% in più rispetto al 2021. La rimborsabilità della PrEP, dal maggio 2022 potrebbe aver contribuito all’emersione di casi di infezione che, altrimenti, sarebbero rimasti latenti o non diagnosticati.
L’aumento delle infezioni da IST resta, comunque, un fenomeno preoccupante e innegabile che colpisce milioni di persone in tutto il mondo con conseguenze di rilievo per la salute dei singoli, della collettività e con un pesante impatto sui sistemi sanitari. Per questo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, raccomanda che entro il 2030 più del 90% dei paesi membri si doti di un sistema di sorveglianza per le IST efficace e di servizi adeguati per la cura e il controllo delle IST stesse.
In totale tra il 1991 e il 2023, il nostro sistema di sorveglianza ha segnalato 165.849 nuovi casi di IST con un andamento rimasto stabile fino al 2004: poco meno di 4mila casi annui. Successivamente, tra il 2004 e il 2023, le segnalazioni sono aumentate del 41% giungendo, nel solo 2023, a quasi 7mila casi segnalati. Gli aspetti più significativi evidenziati dal COA per l’anno in esame, oltre a quelli già indicati, sono i seguenti:
- I giovani tra i 15 e i 24 anni mostrano una prevalenza di infezione da Chlamydia Trachomatis tripla rispetto alle persone di età superiore.
- La prevalenza di infezione da HIV tra le persone con una IST confermata è del 12,6%, circa quaranta volte più alta di quella stimata nella popolazione adulta italiana
- Le persone con sifilide latente mostrano nel 2023 la prevalenza più elevata di HIV (25,7%).
- Nel 2023, Il 94,2% delle persone con una IST diagnosticata e con infezione da HIV già sapevano di essere positive all’HIV prima della diagnosi di IST. Questa quota dal 2008 è notevolmente aumentata; in precedenza, difatti, il numero di chi aveva un’infezione nota da HIV era simile alla quota di chi scopriva di aver contratto l’HIV contestualmente alla diagnosi di IST.
Tornando alle infezioni più diffuse o che evidenziano il maggior aumento segnaliamo:
- Clamidia ((Chlamydia Trachomatis). Dal 1991 al 2023, il Sistema di sorveglianza ha segnalato un totale di 13.583 nuovi casi di clamidia, con un andamento quadruplicato a partire dal 2008. Le segnalazioni nel 2023 sono state 1.116, in aumento del 21,5% rispetto al 2021. Il 47,3% dei casi di CT è stato segnalato in uomini eterosessuali, il 20,8% in MSM e il 31,9% in donne.
- Gonorrea. Nel 2023 i centri hanno segnalato 1.548 casi di Gonorrea con un balzo dell’83% rispetto al 2021, picco massimo dall’inizio delle rilevazioni. Dal 1° gennaio 1991 al 31 dicembre 2023, il sistema di sorveglianza ha segnalato un totale di 13.450 nuove diagnosi con un andamento quintuplicato a partire dal 2010. Tra gli MSM in particolare l’aumento dei casi annui, a partire dal 2010, è stato di 8 volte e mezzo. Il 93,5% delle diagnosi totali ha riguardato gli uomini e il 6,5% le donne. Relativamente alla modalità di trasmissione, si osserva che il 40,5% è stato segnalato in uomini eterosessuali, il 52,6% in MSM e il 6,9% in donne. Il 22,2% delle persone con gonorrea era di nazionalità straniera.
- Sifilide. Dal 1991 al 2023 i casi segnalati sono stati 11.536, il 92% riguardano uomini e l’8% donne. Il 14% è di nazionalità straniera. Nel 2023 i centri hanno segnalato 752 nuovi casi. Per quanto riguarda la modalità di trasmissione, il 28,9% dei casi di sifilide I-II è stato segnalato in uomini eterosessuali, il 62,5% in MSM e l’8,6% in donne. Nel 2023, gli MSM costituivano il 71,8% dei casi segnalati. Nel 2005 si è osservato un aumento delle diagnosi di circa cinque volte rispetto al 2000 e un nuovo picco nel 2016. Ne è seguita una riduzione del 23% fino al 2020 fino a un nuovo picco nel 2023 con un incremento rispetto al 2021 del 25,5%.
- Condilomi ano-genitali. L’unica novità positiva riguarda questa IST, proprio quella diagnosticata con più frequenza e con il maggior numero di casi complessivi: quasi 70mila dal 1991 (il 42,2% del totale). Ebbene rispetto al 2021 le segnalazioni sono scese del 21,4%, sia tra le donne sia tra gli uomini, un dato attribuibile, molto probabilmente all’efficacia delle campagne vaccinali anti-HPV, segno che la prevenzione, se implementata e sostenuta economicamente, funziona.
Delle circa 7mila segnalazioni complessive di IST del 2023, il 20,6% ha riguardato donne e il 79,4% ha riguardato uomini: 5.500 circa di cui 2.122 definiti eterosessuali e circa 3000 MSM. Gli eterosessuali, tra donne e uomini, restano, dunque, lievemente in maggioranza nonostante il rialzo di segnalazioni tra gli MSM. Va però considerato che la popolazione MSM è quella che più si sottopone a controlli e che maggiormente ha accesso ai servizi di prevenzione come la PrEP, condizioni che favoriscono l’emersione dei casi di infezione e, dunque, un aumento delle segnalazioni.
Per quanto riguarda le fasce d’età, la più colpita dalle IST è quella tra i 24 e i 44 anni con il 59,3% delle diagnosi confermate. A seguire ci sono però gli over 45 con quasi il 25% delle diagnosi, una percentuale in rialzo da quella del periodo 1991-2023 quando era del 19,4%. Si tratta dell’unica fascia d’età in cui si assiste a un rialzo percentuale dei casi segnalati. Una tendenza analoga si registra per le diagnosi da HIV, a riprova di come anche la popolazione adulta abbia bisogno di specifiche campagne di prevenzione sulla salute sessuale. Le diagnosi relative ai giovani 15-24 anni sono state il 15,9% del totale.
L’analisi per nazionalità segnala che l’85% delle nuove diagnosi ha riguardato italiani e il 15,5% persone straniere, una percentuale stabile che però conferma la necessità di favorire l’accesso alle cure e alla prevenzione di questo gruppo di popolazione.
Proprio rispetto alla prevenzione, preoccupante è il dato su quanti riferiscono un uso solo saltuario del condom: il 79,2% a fronte di un esiguo 3,4% che afferma di usarlo sempre. Nel periodo 1991-2023 la percentuale di persone che riferiva un uso saltuario è stata del 44,6%. Considerando che non ci sono riferimenti al ricorso alla PrEP per l’HIV, queste percentuali sembrano segnalare una vera urgenza prevenzione.
“Lo scenario che emerge dimostra gravissime carenze per quanto riguarda i programmi di prevenzione e informazione sulle IST ma anche l’insufficienza di servizi e percorsi che favoriscano la tutela della salute sessuale” commenta Giusi Giupponi, presidente Nazionale LILA: “Occorrono strategie di contrasto alle IST integrate con quelle per l’HIV, tutte infezioni –prosegue Giupponi- che si presentano spesso in concomitanza tra di loro e che si diffondono attraverso gli stessi comportamenti a rischio”. Facilitare l’accesso ai servizi, ampliarne e differenziarne l’offerta, curare i percorsi di presa in carico, abbattere il più possibile le barriere che frenano le persone a farvi ricorso (es gli stranieri irregolari), contrastare lo stigma che ancora pesa su queste infezioni, sono, secondo la LILA, alcuni dei passi necessari: “E poi, ovviamente, sarebbero urgenti campagne di prevenzione mirate e capillari su tutti gli aspetti della salute sessuale, affettiva e relazionale delle persone, a partire dalle scuole –dice ancora Giupponi- Al momento però sembra che si stia andando nel senso opposto”.
Come si accennava, in Italia le reti di sorveglianza sono due, entrambe coordinate dal COA: la rete costituita da dodici centri clinici altamente specializzati nella cura e nella diagnosi delle IST, attiva dal 1991, che riporta però ovviamente le diagnosi relative a pazienti sintomatici. La seconda, attiva dal 2009, si basa sui laboratori di microbiologia clinica e segnala le infezioni riscontrate a prescindere dalla presenza di sintomi specifici. Precisa lo stesso COA, che questi sistemi sentinella non hanno una copertura nazionale e quindi non segnalano il 100% delle persone con IST presenti in Italia, ma assicurano stabilità e costanza nell’invio dei dati, permettendo di misurare nel tempo la frequenza relativa delle singole IST e di valutare i fattori di rischio associati. “Anche sulle IST, come per l’HIV, il sistema di Sorveglianza andrebbe riformato, sostenuto e rafforzato –dice ancora Giupponi- e andrebbe assicurato un afflusso di dati più uniforme dai territori. La scarsità di servizi e ambulatori per la salute sessuale, la loro distribuzione irregolare, rende la sorveglianza e la risposta al fenomeno decisamente meno efficace”.
