ICAR 2022, i temi, gli studi, le nostre interviste

ICAR 2022 logo“Alleanza per non lasciare nessuno indietro”: è stato questo lo slogan di ICAR 2022, svoltasi a Bergamo lo scorso giugno. Giunta alla sua 14esima edizione, la Conferenza è stata ancora una volta un’importante occasione d’incontro tra società civile e comunità scientifica ma anche per un bilancio su vecchie e nuove “emergenze” dall’HIV alle altre IST, dal COVID a Monkeypox.

Presidenti della conferenza quest’anno erano i dottori Andrea Antinori, Spallanzani di Roma, Massimo Cernuschi Asa Milano, Franco Maggiolo ospedale Bergamo, Maurizio Zazzi, Università di Siena. 330 gli abstract presentati, il 25% in più dello scorso anno. Numerosi sono stati i lavori condotti dalle community o realizzati in collaborazione con le ONG. La LILA ha collaborato alla realizzazioni di otto tra studi, ricerche e poster (vedi elenco in fondo all’articolo). Community e ONG hanno poi promosso e curato, anche in questa occasione, diversi appuntamenti di approfondimento e dibattito: “U=U to fight stigma” il 15 giugno e una tavola rotonda su Monkeypox il 16 giugno. Nella sede del villaggio delle community, presso il Bergamo Science Center, è stata allestita per tre giorni, anche la bella mostra: “40 anni positivi - dalla pandemia di AIDS ad una generazione HIV free”, promossa e organizzata con grande successo, già nei mesi precedenti, a Milano da Milano Check Point e riallestita per l’occasione a Bergamo, con il supporto di Bergamo Fast-Track City.

A coordinare il lavoro di selezione dei lavori è stato il Dottor Antonio Di Biagio, del San Martino di Genova: “I lavori presentati su HIV danno il segno di una ricerca all’avanguardia –ha spiegato- aumentano gli studi su effetti collaterali e comorbidità, sulla virologia e i santuari del virus e poi molto valore viene dato ai cosiddetti PROs, Patient Reported Outcomes, che fanno parlare il paziente e ci segnalano problemi e aspettative. E’ il segno –ha proseguito- che non basta aver raggiunto il traguardo della carica virale azzerata ma si vuole alzare l’asticella del benessere delle persone”. Segui qui l’intervista integrale al Dottor Antonio Di Biagio realizzata da Laura Supino.

MonkeyPox

Particolare attenzione, come spiegato nella precedente intervista dal dottor di Biagio, è stato dedicato al cosiddetto “vaiolo delle scimmie o Monkeypox”, infezione da contatto (anche da contatto sessuale), dichiarata dall’OMS, Organizzazione Mondiale di Sanità, emergenza sanitaria globale. Nei giorni della Conferenza le maggiori novità sul fronte della conoscenza di questo virus sopraggiungevano dallo Spallanzani di Roma. E’ stato proprio il Dottor Andrea Antinori a darne un ampio resoconto durante i lavori. Antinori ha anche partecipato alla tavola rotonda organizzata su Monkeypox dalle community che, da subito, hanno ravvisato l’urgenza di un’informazione chiara e completa su questa infezione denunciando, nel contempo, il rischio di un’informazione stigmatizzante e non corretta, come già accaduto per l’HIV. Qui l’intervista al dottor Andrea Antinori su Monkeypox.

COVID

Gli studi sul COVID hanno rappresentato un’altra parte importante di questa edizione di ICAR. Tra le molte incognite che ancora gravano sulle prospettive dell’epidemia, ci sono anche alcune certezze. La più importante è l’efficacia dei vaccini nel prevenire gli esiti più gravi della malattia. In particolare per quanto riguarda il COVID in HIV: “E’ ormai chiaro che le persone con HIV rispondono bene ai vaccini quanto le persone non HIV –ha spiegato il Dottor Antinori per le persone con meno di 200 CD4 si evidenzia una copertura vaccinale più bassa –ha proseguito- ma la terza e quarta dose offrono comunque, anche per questo piccolo gruppo di persone, una buona difesa”.

Si diceva delle prospettive dell’epidemia: “Sicuramente è stata una pandemia che ci ha creato grandissime difficoltà, ma la capacità di reazione al livello globale è stata molto rapida –ha spiegato il Professor Massimo Andreoni, Università di Tor Vergata, Roma, in tempi molto più brevi rispetto al passato sono stati creati vaccini, anti-virali, farmaci monoclonali, anche come PrEP”. Gli studi su origine e caratteristiche del virus sono ancora in corso ma: “quello che a un certo punto è sembrato chiaro -ha proseguito Andreoni- è che questo virus non produceva semplici infezioni ma vere e proprie sepsi”. Per il futuro il fattore da tenere presente è come il virus tenti di mutare costantemente per ottenere la massima replicazione e diffusione, aggirando le difese opposte dal sistema immunitario. Lasciar circolare il virus per ottenere una sorta di immunità di gregge non sembra aver funzionato laddove si è tentata questa strada (Gran Bretagna e Svezia ad esempio). “Distanziamento mascherine e vaccini continueranno a essere le migliori misure di contenimento del contagio –ha detto ancora Andreoni- ma è fondamentale che i vaccini siano resi disponibili in tutto il mondo. Una sfida significativa è costituita anche dal cosiddetto long-COVID: “una sindrome che- ha detto ancora Andreoni- spesso causa più sintomi e più malessere del COVID stesso, anche in persone che hanno avuto forme leggere di infezione”. Principali elementi caratterizzanti del long COVID sono la stanchezza cronica, i disturbi psicologici e psichiatrici e quelli cognitivi, talvolta con danni cerebrali veri e propri, si tratta, pertanto, di una condizione di salute da studiare e affrontare con la massima attenzione.

Il Professor Carlo Federico Perno, Bambin Gesù di Roma, ha affrontato il tema del rapporto tra HIV e COVID nella reazione: “Anti-HIV therapy as a guide to treat COVID-19” dimostrando come si tratti di due virus diversissimi e non comparabili tra di loro, così come diverse sono le strategie terapeutiche che sono state elaborate. Tuttavia, le due pandemie sono portatrici di alcuni grandi e comuni insegnamenti: “In entrambi i casi la comunità mondiale si è mossa all’unisono, si sono create collaborazioni internazionali per agire più in fretta possibile, sono state messe a disposizione risorse adeguate e si sono fatti grandi passi in avanti in un tempo relativamente breve –ha concluso Perno- E’ questa la lezione per il futuro, a partire da Monkeypox.

HIV/IST

Gli studi presentati, come si diceva, restituiscono la vivacità della ricerca su terapie, nuove classi di farmaci, nuove modalità di somministrazione, come il long acting, su comorbidità e coinfezioni, sulle IST, Infezioni Sessualmente Trasmissibili. Si conferma però anche la necessità di rafforzare l’alleanza tra medici e comunità di pazienti, nonché l’importanza dei fattori sociali, culturali e politici della risposta complessiva all’HIV: dalla lotta allo stigma, a U=U, dalle strategie orientate sul paziente, al tema invecchiamento a quello della massima espansione dell’accesso al test, alla PrEP.

Sulle maggiori novità in arrivo relative ai trattamenti fa il punto il dottor Andrea Antinori 

I farmaci long acting (LAA) in arrivo in Italia, come illustrato dalla Dottoressa Silvia Nozza, San Raffaele Milano, nella relazione “Cabotegravir + rilpivirine long-acting therapy: what the data tell us” dovrebbero prevedere una somministrazione intramuscolare ogni 4-8 settimane. Questa nuova strategia costituisce una scelta ulteriore rispetto alla ART per via orale e può soddisfare i bisogni di target specifici in merito ad aderenza, approvvigionamento, rischio stigma negli ambiti di vita e di lavoro. I dati di grandi studi, (tra questi LATTE2) ci dicono che si tratta di una strategia di grande successo, che non necessita di terapie di passaggio, che è sicura e che mostra livelli di interruzione per effetti collaterali inferiori al 2%. La LAA può inoltre essere d’aiuto laddove sia necessario assumere più farmaci.

Sempre incerto, infine, il futuro di un vaccino preventivo dell’HIV.

In 40 anni di tentativi di sviluppare un vaccino, quello che ha avuto la risposta maggiore è stato un vaccino protettivo, il cosiddetto vaccino thailandese, efficace in termini di riduzione della trasmissione dell’infezione nel 30% dei casi, un target considerato troppo basso. Tra i trial più recenti c'è stato IMBOKODO, bloccato nel 2021 avendo raggiunto una copertura del 25% circa, anche questa troppo bassa per gli standard richiesti. Al momento, dunque, tutte le speranze sono riposte nello studio MOSAICO. 3800 le persone arruolate, di cui 300 circa in Italia, il target di MOSAICO è prevalente composto di MSM e transgender, prevede quattro somministrazioni di vaccino in un anno e poi un follow up fino a 24/30 mesi. E’ ammesso il ricorso alla PrEP. 

U=U

La Tavola rotonda “U=U to fight stigma” è stata occasione per una riflessione sull’insostenibilità dello stigma sociale che, tuttora, nel 2022, grava sulle persone con HIV. L’incontro è stato scandito dal racconto in presenza e in remoto, in visibilità e in anonimato, di alcune persone con HIV, professionisti e lavoratori impegnati in vari campi d’attività, non attiviste in senso stretto. Ne è emerso un racconto di scelte coraggiose, di grande senso di responsabilità, di buona convivenza con il virus e con le terapie ma, anche, in gran parte dei casi, di assoluta necessità di nascondere il proprio stato. Ecco così il medico che sognava di fare il chirurgo ma che ha dovuto rinunciare e che continua a subire tutti i pregiudizi che ancora albergano in tanta parte della comunità medica. “Fai attenzione con quel paziente con HIV...non si sa mai” è la più frequente delle indicazioni che si è sentito dare da diversi dirigenti nello svolgimento del suo lavoro di medico: “Fuori dall’isola felice dell’infettivologia, siamo ancora all’inferno” ha concluso.

In collegamento anche Marco, nome ovviamente di fantasia, lavoratore delle forze di Polizia, per raccontare di uno degli ambienti lavorativi in cui lo stigma esercita forse la sua pressione più forte. Mentre nelle forze armate l’HIV resta, tuttora, causa di inidoneità, per l’ingresso e la permanenza in Polizia, in teoria, il virus non viene citato come causa ostativa ma, di fatto, la sorte dei lavoratori con HIV è davvero sempre sul filo del rasoio: visite e controlli continui, assegnazione degli incarichi più irrilevanti, demansionamento. “Racconto la mia esperienza e so di non essere il solo in questa situazione”.

“Ho una moglie, un figlio e non sopravvivo: vivo! Sono un uomo fortunato” racconta Gabriele, professionista affermato: “Lo stigma lo hanno creato gli uomini eterosessuali negli anni ’80 e ora ci torna addosso. La scienza ha fatto passi da gigante ma la società è rimasta ferma agli anni ‘80”. Poi c’è la storia di un giocatore di Rugby professionista che ha voluto rendere noto alla società e alla squadra di aver contratto l’HIV. “Il mio intento era anche far conoscere la verità su questa infezione –ha raccontato- ho ricevuto molto solidarietà da chi mi era vicino, ma poi hanno cominciato a chiedermi tantissime analisi, adempimenti, documenti per tornare a giocare…chiaramente la serie A me la sono giocata e sono ancora fermo, è una grande amarezza ma non dispero”.

Parla in presenza Daria Russo, usa il suo vero nome. E’ una ricercatrice clinica, mamma di una bimba: “sono stata fortunata perché lei è arrivata già nell’era di U=Uracconta- andava tutto bene finché al settimo mese di gravidanza non hanno deciso che dovevo assumere l’AZT nonostante avessi meno di 20 copie; sono stata male, mi sono arrabbiata –ha spiegato- e poi mi è anche stato consigliato di non allattare”. La sua storia spiega bene della scarsa fiducia che gli stessi medici ripongono ancora in U=U: “Secondo tutte le linee guida internazionali le donne con meno di cinquanta copie di virus non devono ricevere Zitovudina –ha ricordato Russo- e dal 2017 lo dicono anche le linee guida italiane ma questo continua ad accadere”.

Un grande striscione “basta stigma” dispiegato dagli attivisti ha chiuso l’incontro.

PrEP

I numerosi lavori dedicati alla PrEP ne hanno confermato, senza nessuna eccezione,la grande efficacia preventiva. Tuttavia, sono stati messi in luce anche gli ostacoli creati dalla non rimborsabilità di questo trattamento nel nostro paese, a partire dalle difficoltà nel raggiungere i target più esposti.

I dati “real life” sulla PrEP dai centri clinici italiani, illustrati dalla Professoressa Silvia Nozza, Università vita e Salute di Milano, parlano di: “esiti preventivi altamente efficaci con pochissimi casi di HIV e un alto grado di tollerabilità del trattamento”. I casi di discontinuità dovuto a effetti collaterali sono molto bassi: inferiori al 2%, prevalentemente in persone over cinquanta e perlopiù dovuti a tossicità renale. La PrEP costituisce inoltre, secondo Nozza, un’importante occasione di engagment anche per quanto riguarda le altre IST: i controlli frequenti ne favoriscono l’emersione e contribuiscono a limitare la diffusione di Gonorrea, Clamidia, Sifilide. Inoltre possono facilitare l’accesso ai vaccini contro epatiti C e B e Papilloma Virus.

Nella sessione. “At the Edge of PrEP” i relatori Will Nutland (UK), Max Appenroth (Berlino), Giulio Maria Corbelli (PLUS), Enrico Girardi (Spallanzani di Roma), hanno messo in luce la necessità di sviluppare diversi modelli di offerta della PrEP per non lasciare indietro proprio i gruppi chiave che ne hanno maggiore necessità e sui quali gravano più forti pregiudizi ed esclusione sociale: transgender, migranti, sex workers, donne, popolazioni che, peraltro, sono spesso escluse anche dai trial di sperimentazione. Tutti i relatori hanno sottolineato la necessità di studiare meglio questi nuovi modelli, ricercando la massima collaborazione delle community.

Tornando all’Italia La dottoressa Valentina Mazzotta, dello Spallanzani di Roma, ha presentato i dati di uno dei maggiori studi italiani sulla fattibilità dell’accesso alla PrEP nel nostro paese. Si chiama: “ITa-PrEP” è coordinato dal Dottor Andrea Antinori e ha coinvolto tredici centri italiani per un totale di 1471 ingressi. Ascolta l’intervista alla Dottoressa Valentina Mazzotta

Le conclusioni ci dicono, dunque, che la PrEP è una strategia che funziona purché sia curata l’aderenza al trattamento, che aiuta anche a tenere sotto controllo le Infezioni sessualmente trasmissibili e che migliora la cura complessiva della propria salute sessuale. Il cambio di regime tra assunzione On Demand e continuativa si conferma non essere un problema purché ben gestito. “La PrEP è un programma di salute pubblica a 360 gradi ed è urgente approvarne la rimborsabilità” ha ribadito il Dottor Andrea Antinori, sempre nell’intervista realizzata a Bergamo.

Gli studi presentati confermano tuttavia, anche la necessità di sviluppare strategie diversificate in grado di raggiungere target più vulnerabili. A frequentare i centri PrEP oggi sono, infatti, prevalentemente uomini MSM tra i diciotto e i quarant'anni, con età mediana di trentasei anni, perlopiù con alta istruzione e solo il 3% sono sex worker, pochissime le donne. La barriera economica resta il principale ostacolo all’accesso alla PrEP ma altre barriere sociali, culturali, legate allo stigma, non lo sono di meno. Conclusioni analoghe sono giunte dalla relazione di Milano Check Point, presentata dalla Dottoressa Alessandra Bianchi che ha studiato profilo, motivazioni, aspetti emotivi di chi ricorre alla PrEP. Nel periodo luglio 2021-marzo 2022 il 99% di chi si è rivolto allo sportello PrEP di Milano checkpoint era MSM, con alto livello d'istruzione, età media 36 anni. Le pochissime donne non hanno dichiarato a nessuno di usare la PrEP. La motivazione principale è ottenere una protezione ulteriore rispetto al Condom di fronte alla consapevolezza di avere rapporti a rischio. Il 16% ha dichiarato di praticare Chemsex.

Fast Track Cities: luci e ombre per l’Italia

Nell’ambito della Conferenza si è tenuta una sessione dedicata alla rete internazionale “Fast Track Cities”, alleanza tra le città di ogni parte del globo che s'impegnano a perseguire gli obiettivi dell’agenda ONU 2030 e i relativi target UNAIDS per la risposta all’HIV. Il vicepresidente della rete Bertrand Audoin ha disegnato un bilancio positivo dell’esperienza che conta quasi 400 città aderenti. Alcuni risultati sono davvero importanti come quello di Parigi che, nonostante la pandemia, ha messo in campo un programma di test a bassa soglia facendone registrare un aumento del 70%, in gran parte (il 60%) primi test. Molte altre municipalità hanno sostenuto e implementato l’esperienza dei checkpoint e dei servizi di testing a bassa soglia divenendo attori di primo piano nella promozione della salute sessuale, tanto più dopo la pandemia da COVID19 che ha inibito per un biennio l’accesso a test e trattamenti nei reparti d’infettivologia. A parlare del lavoro delle dodici città italiane aderenti a Fast Track City sono stati Lella Cosmaro, (LILA e Checkpoint Milano) e Paolo Meli (Associazione Comunità Emmaus e referente FTC Bergamo). In particolare, sono stati presentati i dati riguardanti le attività di testing a bassa soglia in tre città: Milano, Torino e Bergamo, elaborati sulla base delle schede di rilevazione comuni Cobatest. Su una corte di 1765 persone, età media ventotto anni, il 60% ha fatto il test per la prima volta presso i checkpoint o le strutture gestite dalle ONG, segno di un buon gradimento di questi servizi da parte di target meno disposti a utilizzare i servizi tradizionali. Tuttavia, la relazione dei due esponenti del terzo settore non ha mancato di porre l'accento anche sui rilevanti problemi di risorse che gravano su queste cruciali attività di salute pubblica. Curati perlopiù da volontari/volontarie delle ONG, i check point hanno a disposizione scarse risorse economiche, provenienti prevalentemente da donazioni o contributi delle case farmaceutiche, mentre il contributo delle municipalità aderenti alle FTC risulta quasi irrilevante. “Se una città aderisce alla rete FTC e non mette risorse, c’è qualcosa che non va” ha detto Paolo Meli. “Le community si sono molto impegnate su questi progetti che hanno una ricaduta rilevantissima per la salute pubblica –ha incalzato Lella Cosmaro- ma il sostegno finanziario delle municipalità italiane è davvero debole. I comuni –ha proseguito- sostengono di non avere fondi propri per la sanità; abbiamo chiesto così l’intervento delle regioni, che ci auguriamo intervengano presto”. Eclatante il caso di Checkpoint Milano, gestito da cinque ONG su richiesta del Comune, che però non fornisce nemmeno più la sede :“Ora il costo dell’affitto è totalmente a carico delle ONG” ha spiegato Cosmaro illustrando numeri e costi di gestione del servizio. Partito nel 2018, lo sportello PrEP di Checkpoint Milano è passato da 30 utenti a 750 alla metà del 2022. I costi sono lievitati dai 48mila euro del 2019 ai 241.700 nel 2022 e il budget preventivo per quest’anno ha un saldo negativo: “ le richieste aumentano, i costi salgono e il sostegno pubblico, semplicemente, non c’è” ha concluso Cosmaro.

La sessione di lavori dedicata a Fast Track City ha aperto una finestra anche sulla tragedia ucraina. Tatiana Deshko, in collegamento da Kiev, referente per il governo di progetti per l’HIV, ha fornito un quadro del dramma sanitario complessivo che sta sconvolgendo la vita delle persone travolte dalla guerra: strutture sanitarie o di assistenza sociale distrutte o danneggiate, quelle funzionanti subissate dal flusso di persone ferite o malate a causa della guerra, mancanza di farmaci e di materiale ospedaliero. L’HIV un dramma nel dramma in uno dei paesi più colpiti d’Europa e dove, soprattutto nelle città dell’est più interessate dal conflitto mancano molti farmaci salva-vita e, tra questi, anche gli antiretrovirali. Di qui un appello a ospedali, comuni, associazioni, istituzioni ad inviare tutto l’aiuto possibile.

 Lavori cui hanno collaborato LILA, sedi LILA, operatori LILA

The Cascade of HIV Care (CoC) of Milan as compared to Italy: data derived from the COA Registry and the Icona cohort- Milan Fast Track City

A. d’Arminio Monforte1,3,7, A. Navarra2, A. Tavelli3,7, B. Suligoi4, V. Regine4, L. Pugliese4, L. Timelli5, A. Caraglia5, M. Oldrini6, L. Cosmaro3,7, D. Calzavara7, M. Cernuschi3,7, G. Rizzardini8, A. Gori3,9, S. Antinori10, M. Puoti3,11, A. Castagna3,12, E. Girardi2,3

1ASST Santi Paolo e Carlo, Unità Malattie Infettive e Tropicali, Milano, Italia, 2Istituto Nazionale per le Malattie Infettive "Lazzaro Spallanzani"- IRCCS, Roma, Italia, 3Fondazione Icona, Milano, Italia, 4Istituto Superiore di Sanità, Roma, Italia, 5Ministero della Salute, Roma, 6Fondazione LILA Milano, Milano, Italia, 7Milano Check Point, Milano, Italia, 8ASST Fatebenefratelli-Sacco, Divisione 1 Malattie Infettive, Milano, Italia, 9IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Clinica di Malattie Infettive, Milano, Italia, 10ASST Fatebenefratelli-Sacco, Divisione 3 Malattie Infettive, Milano, Italia, 11ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, Unità Malattie Infettive, Milano, Italia, 12IRCCS Ospedale San Raffaele, Unità di Malattie Infettive, Milano, Italia

Pilot experience of comprehensive sexuality education among Italian adolescents: preliminary results from the EduForIST project, April 2022

A. Chinelli1, D. Martinelli2, L. Ceccarelli1, E. Torri1, R. Galipò3, P. Meli4, A. Camposeragna5, L.Rancilio6, M. Farinella7, L. Colaprico8, M. Oldrini9, M.C. Salfa10, A. Cellini11, M. Ubbiali12, A. Caraglia13, L. Mortari12, A.T. Palamara11, B. Suligoi10, L. Tavoschi1

1University of Pisa, Department of Translational Research on New Technologies in Medicine and Surgery, 2University of Foggia, Department of Medical and Surgical Sciences, 3ANLAIDS - National Association for the Fight against AIDS, Rome, 4CICA - Italian Coordination of HIV/AIDS Housing Homes, Bergamo, 5CNCA - National Coordination of the Hospitality Community, Rome, 6Caritas Ambrosiana, Milan, 7Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, Rome, 8Italian Red Cross, Rome, 9LILA - Italian league for the fight against AIDS, Rome, 10Italian National Institute of Health, Rome, 11Sapienza University of Rome, 12University of Verona, Department of Human Sciences, 13Ministry of Health, Department of Prevention, Rome

A qualitative survey on facilitating factors and barriers to access and continuum of care: point of view of HIV-positive transgender migrant women living in Florence

F. Lagi1, C. Gatteschi2, M. Tilli3, N. Zocco4, A. Avarello1, S. Bellini5, S. Contanessi4, M.R. Zigliani5, M. Stagnitta4, L. Mariano4, E. Gazzarri4, L. Belloni6, A. Bartoloni1,3, G. Sterrantino3, F. Ierardi2

1SOD Malattie Infettive e Tropicali, AOU Careggi, Firenze, 2Agenzia Regionale di Sanità di Toscana, 3Dipartimento di medicina Speriementale e Clinica, Università degli studi di Firenze, Firenze, 4CAT Coperativa sociale Firenza, 5Lega Italiana Lotta all’ AIDS, LILA, 6Centro di riferimento regionale criticità relazionali, AOU Careggi, Firenze

Determinants of non disclosure of HIV status in PLWHIV to other than health care workers

A. Cingolani1, A. Tavelli2, V. Calvino3, L. Cosmaro4, F. Bai5, C. Pinnetti6, D. Tesoro5, F. Castelli7, F. Maggiolo8, A. Antinori6, M. Cernuschi9, A. d'Arminio Monforte5

1Policlinico Fondazione A. Gemelli, IRCCS, Roma, 2Fondazione ICONA, Milano, 3ANLAIDS Onlus, Roma, 4LILA Milano Onlus, Milano, 5Università degli studi di Milano, Milano, 6INMI L.Spallanzani, IRCCS, Roma, 7Università degli studi di Brescia, Brescia, 8ASST Giovanni XXIII, Bergamo, 9ASA onlus, Milano

Knowledge and impact of U=U among PLHIV, healthcare professionals and the general population in Italy: a qualitative study

M. Oldrini1, M.L. Cosmaro1, S. Curridori1, S. Penon1, D. Savarino1, S. Mazzilli2, D. Paganini2, L. Tavoschi2

1Fondazione LILA Milano – Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS, Milano, 2Dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in Medicina e Chirurgia, Università di Pisa, Pisa

Nathan Never character by Bonelli Editore combats AIDS and STIGMA

G. Dessì, V. Mascia, B. Mocci, A. Pontis

Lila Cagliari OdV, Cagliari

Common projects already in place and sharing of Cobatest data
M.L. Cosmaro

Bringing comprehensive sexuality education into italian lower secondary schools' practice: a pilot study

E. Torri1, A. Chinelli1, L. Ceccarelli1, L.Rancilio6, M. Farinella7, R. Galipò3, P. Meli4, A. Camposeragna5, L. Colaprico8, M. Oldrini9, M.C. Salfa10, A. Cellini11, M. Ubbiali12, A. Caraglia13, L. Mortari12, A.T. Palamara11, B. Suligoi10, L. Tavoschi1, D. Martinelli2

1University of Pisa, Department of Translational Research on New Technologies in Medicine and Surgery, 2University of Foggia, Department of Medical and Surgical Sciences, 3ANLAIDS - National Association for the Fight against AIDS, Rome, 4CICA - Italian Coordination of HIV/AIDS Housing Homes, Bergamo, 5CNCA - National Coordination of the Hospitality Community, Rome, 6Caritas Ambrosiana, Milan, 7Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, Rome, 8Italian Red Cross, Rome, 9LILA - Italian league for the fight against AIDS, Rome, 10Italian National Institute of Health, Rome, 11Sapienza University of Rome, 12University of Verona, Department of Human Sciences, 13Ministry of Health, Department of Prevention, Rome

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