L’8 e il 9 giugno si tiene una cruciale riunione del WTO- Consiglio generale TRIPs, chiamata a decidere, dopo numerosi rinvii, se aprire formalmente la discussione sulla sospensione dei diritti di brevetto che gravano su vaccini, farmaci e kit diagnostici anti-COVID.
I brevetti farmaceutici rappresentano, nella situazione attuale, una vera e propria zavorra verso la sconfitta della pandemia perché aumentano i costi di questi prodotti salva-vita, ne limitano la produzione e ne precludono l’accesso a gran parte della popolazione mondiale.
Ad avanzare la richiesta di moratoria sono state già lo scorso ottobre, India e Sudafrica, appoggiate poi da oltre cento paesi a basso e medio reddito, da OMS, UNAIDS, UNITAID e dalla Commissione Africana per i Diritti Umani. Dopo la svolta dell’amministrazione americana di Joe Biden, due colossi come USA e CINA sarebbero pronti a dire sì alla moratoria ma, a frenare, restano la Commissione Europea, paralizzata dai diversi orientamenti dei paesi membri con un pugno di paesi ultra-difensori dei brevetti: Germania, Olanda, Svizzera e Giappone. Nessun chiarimento da Bruxelles nemmeno sui contratti sottoscritti con le Company, nonostante il Parlamento Europeo, lo scorso maggio, abbia approvato una mozione per la sospensione dei brevetti. Eppure fermare prima possibile l’epidemia da COVID vaccinando rapidamente tutta la popolazione mondiale è una necessità: “l'attuale 20/30% di vaccinati in Italia e in Europa non ci mette affatto al sicuro, se nei paesi poveri risulta vaccinato solo lo 0,3% e mentre la pandemia continua a imperversare in maniera disastrosa nel resto del mondo” denuncia il Comitato Italiano della Campagna Right2Cure#NoprofitOnP che promuove un’iniziativa dei cittadini europei per limitare i diritti di brevetto: raccogliere un milione di firme in almeno dodici paesi dell’Unione, che potrebbero vincolare la Commissione Europea a legiferare in tal senso.
Da ottobre si è perso fin troppo tempo: “Se la moratoria fosse stata approvata nei mesi scorsi, paesi come India, Sudafrica, Bangladesh e Brasile sarebbero già in grado di produrre i vaccini in proprio e avrebbero la possibilità di proteggere le loro enormi popolazioni” ha detto il portavoce nazionale della campagna europea, dottor Vittorio Agnoletto, in occasione del dibattito facebook dello scorso 3 giugno.
Durante l’incontro l’oncologo di fama internazionale, lo svizzero professor Franco Cavalli, membro onorario del Comitato promotore italiano della campagna e il presidente di Libera Don Luigi Ciotti hanno confutato la tesi portata avanti in queste ultime settimane da gran parte dei media italiani, secondo la quale la sospensione dei brevetti non cambierebbe nulla a fronte dell’incapacità produttiva dei paesi richiedenti. “Se cadessero i brevetti non è che in un giorno potremmo avere più vaccini ma –ha spiegato Cavalli- in pochi mesi numerosi paesi sarebbero in grado di produrli e si raggiungerebbe comunque prima l’obiettivo dell’immunizzazione globale”. Il Professore ha poi ricordato come l’India sia il maggior produttore mondiale di vaccini per conto, però, di grandi multinazionali e di come il gigante asiatico sia costretto a dirottarli soprattutto verso l’esportazione.
L’obiettivo di una rapida copertura anti-COVID di gran parte della popolazione mondiale è, del resto, non solo un imperativo di ordine morale e sociale ma anche una priorità sanitaria che riguarda tutti: “Più a lungo dura la pandemia, più aumentano le probabilità che si sviluppino varianti aggressive in grado di vanificare l’effetto dei vaccini anche tra le popolazioni immunizzate dei paesi più ricchi –ha spiegato ancora il professor Cavalli- togliere i brevetti vuole dire poter vaccinare prima possibile il maggior numero di persone”. C’è poi da considerare il piano dei diritti: “Il diritto fondamentale degli esseri umani è quello alla vita –ha detto Don Luigi Ciotti- e i diritti non possono essere assoggettati a variabili economiche o commerciali, altrimenti cessano di essere diritti. Con i vaccini e i farmaci anti-COVID non può e non deve accadere ciò che è accaduto con i farmaci per il trattamento dell’HIV, negati per oltre un decennio alle popolazioni più povere con il risultato di provocare uno sterminio”.
Tutti i relatori hanno rilevato come la pressione delle multinazionali del farmaco stia accreditando, attraverso i media “main stream”, anche la tesi che una moratoria sui brevetti scoraggerebbe la ricerca da parte delle Company. “Niente di più falso –ha sostenuto Cavalli- i grandi progressi farmaceutici e medici avvenuti fino ad una trentina di anni fa si sono sviluppati senza l’attuale regime dei brevetti. Inoltre, le multinazionali del farmaco investono i loro enormi profitti molto più nel marketing che nella ricerca. Gli studi sull’RNA, alla base dei nuovi vaccini anti-COVID –ha proseguito- si sono sviluppati a partire dagli anni ’60, soprattutto grazie a ricerche pubbliche o finanziate dal pubblico, le grandi multinazionali sono intervenute solo successivamente acquistando i brevetti per sfruttarne i vantaggi. Talvolta sono proprio le aziende, anzi, a bloccare lo sviluppo di ricerche considerate poco remunerative”. Agnoletto ha ricordato, a tal proposito, un rapporto del NIH, il National Instituite of Health statunitense secondo il quale il 90% dei nuovi farmaci è stato scoperto grazie a ricerche finanziate con fondi pubblici.
Il tema dell’accesso ai vaccini ha monopolizzato il Summit sulla Sanità dei paesi del G20 svoltosi lo scorso maggio e sarà tra i principali argomenti del prossimo vertice G7 in Cornovaglia. La tendenza dei paesi più ricchi è aumentare forniture, esportazioni e donazioni verso i paesi poveri mentre le proposte di liberalizzazione dei brevetti restano ai margini del dibattito. “Questo è vergognoso, la carità e la solidarietà sono sempre attitudini nobili ma qui si tratta di giustizia –ha detto Don Ciotti- invece si continua a costringere alla genuflessione miliardi di persone per avere un po’ di carità. In molte zone dell’Africa le vaccinazioni non sono nemmeno cominciate: Questa non è politica ma inerzia omicida. Il COVID –ha proseguito- ci ha mostrato come tutta l’umanità sia legata da rapporti d’interdipendenza: il diritto del singolo e quello della collettività coincidono”.
Per coprire il fabbisogno di 7,8 miliardi di persone non basteranno certo né le donazioni, né le elargizioni, né l’invocata buona volontà delle multinazionali farmaceutiche, afferma, dunque, il Comitato italiano, occorre una scelta chiara e valida per tutto il mondo: "la sospensione temporanea dei brevetti per evitare la Caporetto dell’umanità”.
In Italia, intanto, la raccolta firme per la CIE ha superato quota 53mila, la più alta di tutta l’Unione Europea dove, in tutto, sono state raccolte 200mila firme. C’è tempo ancora fino a novembre per arrivare a un milione ma occorre accelerare. E’ importante che le associazioni aderenti sfruttino ogni occasione per proporre alle persone di firmare, sia online, sia utilizzando i moduli cartacei, visto anche il ritorno di molte iniziative in presenza.
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