Appello europeo OMS e società civile: rispondere al COVID senza tralasciare TB, HIV ed epatiti. Intervista a Lella Cosmaro

OMS EuropaUn appello alla mobilitazione in risposta al Covid-19 è stato lanciato lo scorso 30 aprile dal Regional Collaborating Committee on Accelerated Response to Tuberculosis, HIV and Viral Hepatitis (RCC-THV), il Comitato di collaborazione per la risposta accelerata a tubercolosi, HIV ed epatiti virali per la Regione Europea dell’OMS.

L'RCC-THV è una piattaforma europea per lo scambio di informazioni e il coinvolgimento di partner nazionali e internazionali, tra cui le organizzazioni della società civile, nella prevenzione, diagnosi e cura di queste patologie. Tra i suoi scopi c’è quello di sostenere il raggiungimento del terzo obiettivo di sviluppo sostenibile dell’ONU che, al punto tre, prescrive la fine di HIV, TB ed epatiti entro il 2030, garantentendo una copertura sanitaria universale per queste patologie. Il rafforzamento di partenariati, la comunicazione e la mobilitazione sociale sono alcuni degli strumenti con cui il comitato si propone di favorire una risposta accelerata alle tre epidemie. Forte della decennale esperienza in questo campo, l’organismo ha prodotto l’appello di cui pubblichiamo qui anche la traduzione italiana. L’obiettivo è coniugare un’efficace azione contro il COVID-19 con il mantenimento e il miglioramento di tutti gli standard di cura e assistenza relativi a TB, HIV ed epatiti, patologie che, nella vasta area europea dell’OMS, continuano a colpire milioni e milioni di persone.  

Lella Cosmaro, responsabile delle relazioni internazionali di LILA, fa parte dell’RCC-THV, unica rappresentante italiana, e, insieme agli altri circa quaranta membri, ha partecipato alla stesura del documento.

Lella Cosmaro, perché questo appello?

Perché anche l’RCC-THV, come tanti altri organismi internazionali, ha voluto fornire un proprio contributo di saperi e competenze nel contrasto alla pandemia da COVID-19, nel tentativo di minimizzare l’impatto che SARS-COV-2 ha sulle popolazioni più vulnerabili che sono già in generale “dimenticate” dai sistemi sanitari nazionali e in questo periodo sono ancora più isolate. Ovviamente, il documento è nato, soprattutto, dalla preoccupazione rispetto alla mancanza di risposte adeguate a TB, HIV ed epatiti a causa dell’emergenza Covid-19, ma non solo. WHO Europe dimostra una grande attenzione alle questioni della tutela dei diritti umani e dell’equità nel settore della salute, in un mondo in cui l’accesso alle cure è ancora privilegio di pochi.

La storia di attivismo e partecipazione che supporta la risposta a queste tre patologie può insegnare qualcosa anche alla lotta contro il Covid-19? Ravvisi delle analogie?

Secondo me ci sono sia similitudini, che enormi differenze. L’infezione da Covid-19 non è stigmatizzata quanto lo sono state, e sono tuttora, le altre patologie; diversi personaggi di rilievo ne sono stati colpiti e ne hanno pubblicamente dato notizia: avere il Covid-19 non è una condizione di cui ci si vergogna, né viene collegato a una “colpa”. I sistemi sanitari, che si sono fatti trovare assolutamente impreparati alla gestione dell’emergenza, hanno però nuovamente abbandonato a se stesse le popolazioni vulnerabili e già affette da HIV, o TB, senza protezioni di alcun tipo. Sembra che le raccomandazioni già prodotte in passato in favore del sostegno a questi gruppi siano state dimenticate, eppure ci sono e potrebbero dare indicazioni preziose.

L’appello lanciato da RCC-THV contiene diverse raccomandazioni. Ǫuali sono i punti salienti?

Seguire le evidenze scientifiche, garantire servizi accessibili e semplificati, proteggere gli operatori sanitari e della community. La community può avere un ruolo fondamentale e ha già dimostrato di saper affiancare o sostituire i servizi sanitari nell’offerta dei servizi che in questo momento sono stati interrotti per mancanza di risorse tra il personale sanitario. Probabilmente, alcune soluzioni che sono state adottate rappresenteranno un punto di non ritorno e questo è un bene; si tratta di innovazioni che erano state rimandate a lungo ma hanno trovato un’immediata introduzione in questo momento preciso a causa dell’emergenza. Per fare alcuni esempi, si è passati alla semplificazione nelle procedure di consegna dei farmaci, alla consegna di più dosi delle terapie con metadone/buprenorfina alle persone che usano sostanze, al rilascio dei detenuti condannati per reati minori legati al consumo di sostanze per cercare di risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri…

Ǫuali, tra queste raccomandazioni, ritieni possano essere più urgenti per la situazione italiana?

Sicuramente il mantenimento dei servizi essenziali di testing, trattamento e cura delle persone affette da HIV, TB ed epatiti, o il loro ripristino, visto che si sono verificate interruzioni e ritardi molto gravi che non sono stati ancora risolti, nonostante la situazione nei reparti di malattie infettive sia ultimamente migliorata. Andrebbe inoltre valorizzata l’aumentata attenzione alla salute e al benessere delle persone più fragili, che sono rimaste isolate durante la fase dell’emergenza, e alla loro salute mentale più in generale. Tale attenzione dovrebbe essere rivolta anche agli aspetti socio-assistenziali, poiché la salute riguarda anche condizioni di vita dignitosa, avere cibo, alloggio, sussidi di sopravvivenza. Tantissime persone stanno attraversando una fase molto critica da questo punto di vista e i livelli di povertà si sono ingigantiti velocemente.

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