“Vennero a prendere me ma stavolta c’eravamo tuttɜ”: in piazza il 17 maggio, giornata contro la LGBTQIA+fobia, per fermare l’attacco ai nostri diritti e alle nostre vite. C’è anche la LILA.

CARD LANCIO aggiornata cn la piazza giustaIl prossimo 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, le realtà LGBTQIA+ e tutte quelle aderenti al manifesto: “La strada dei diritti”, si ritroveranno in piazza a Roma, a partire dalle 14, per una grande manifestazione nazionale, al grido di: “Vennero a prendere me, ma stavolta c’eravamo tuttɜ”.

Il vento oscurantista e reazionario che spira in tutto il mondo contro i diritti delle donne, delle persone LGBTQIA+, dei migranti e di tutte le minoranze va fermato subito perché in gioco ci sono la democrazia e la libertà di milioni di persone e di interi popoli. La LILA Nazionale aderisce con convinzione all’iniziativa, assieme alle sedi locali di LILA Bari, LILA Cagliari, LILA Como, LILA Marche, LILA Milano, LILA Piemonte e LILA Trentino.

Quanto sta accadendo in Ungheria è solo la punta dell’iceberg –afferma il Coordinamento Nazionale della LILA- Anche in Italia assistiamo ogni giorno all’erosione di diritti umani fondamentali, a partire da quello alla salute, alla restrizione progressiva dell’agibilità democratica, alla chiusura degli spazi di crescita e di dibattito, alla coercizione della libertà di espressione e di pensiero, all’aumento delle discriminazioni. Il decreto sicurezzaprosegue la LILA- e il DDl appena presentato dal Ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara che, di fatto, sbarra la strada all’introduzione nelle scuole di percorsi di educazione affettiva, relazione e sessuale, ne sono gli esiti più preoccupanti i e drammatici”.  

Di seguito pubblichiamo integralmente l’appello delle associazioni promotrici che si riconoscono nel manifesto: “La strada dei diritti”.

Sabato 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, le realtà LGBTQIA+* si ritroveranno in piazza a Roma al grido: “Vennero a prendere me, ma stavolta c’eravamo tuttɜ”. La caccia alle streghe globale a cui stiamo assistendo - che nella decisione dell’Ungheria di Orbán di vietare i Pride forzando la Costituzione vede la sua manifestazione più violenta - è esemplificativa di come un attacco a tutto campo ai diritti delle donne, delle persone LGBTQIA*+ e delle minoranze razzializzate e marginalizzate apra la strada all’autoritarismo e al fascismo.

In Italia c’è ancora chi sostiene che la LGBTQIAfobia non esiste o sia altrove. In realtà, le persone trans e non binarie - ormai visibili in tutte le scuole - sono sempre più al centro di una vera e propria persecuzione. A loro sono negati i più elementari diritti costituzionali nella scuola, nel lavoro e nello sport.  Si utilizza il feticcio della fantomatica ed inesistente “ideologia gender” per bloccare ogni intervento di educazione sessuale ed affettiva nelle scuole volto a prevenire il razzismo, il bullismo, l’abilismo e la violenza patriarcale di cui i femminicidi sono solo la punta dell’iceberg.

Chiediamo lo scioglimento immediato del tavolo tecnico sulla “disforia di genere” (termine da cui prendiamo le distanze), istituito da Roccella e Schillaci senza il coinvolgimento delle persone trans* con l’obiettivo di patologizzare i loro percorsi e renderli sempre meno accessibili, in violazione di quanto stabilito dall’OMS dal 2018.

L’attacco alle nostre vite non si ferma qui, colpisce anche le famiglie arcobaleno e i genitori LGBTQIA+*. Chiediamo che si metta fine alla violenza di Stato che impugna nei tribunali i certificati di nascita deɜ figlɜ con due mamme e utilizza dispositivi come la legge Varchi per criminalizzare l’omogenitorialità. Vogliamo il riconoscimento alla nascita deɜ figlɜ delle famiglie omogenitoriali e di persone LGBTQIA+*, il diritto all’adozione per tutte le coppie e per le persone single, l’accesso libero e garantito alla PMA, il matrimonio egualitario e il riconoscimento della pluralità delle famiglie che già esistono nel Paese reale.

Esigiamo un Paese che riconosca il diritto all’autodeterminazione. Difendiamo il diritto all’aborto libero, sicuro e gratuito per tutt3 e chiediamo con forza che sia vietata la presenza delle associazioni pro-life nei Consultori. Vogliamo politiche di informazione e prevenzione per la salute sessuale e per il benessere psicologico. Facciamo nostre le rivendicazioni delle lesbiche* che con tutte le loro differenze, declinazioni e intersezioni, manifesteranno insieme il prossimo 26 aprile a Roma, nella Dyke March, la prima marcia lesbica organizzata in Italia.

L’escalation di aggressioni a cui stiamo assistendo, va contrastata con fermezza sostenendo azioni culturali e legislative contro i crimini d’odio. Il diritto all’orientamento sessuale e all’identità di genere, oggi più che mai, va difeso, respingendo ogni tentativo di patologizzazione. Per questo è urgente una legge che condanni le pratiche di conversione, che interessano 1 persona LGBTQIA+* su 5 e sono state condannate come torture dalle Nazioni Unite, come anche le mutilazioni delle persone intersex. 

Condanniamo apertamente chi calpesta i diritti umani ed è responsabile di crimini contro l’umanità. Rifiutiamo le politiche razziste, militariste e coloniali perché crediamo nel diritto all’autodeterminazione dei popoli. Siamo solidali con il popolo palestinese e con tutti i popoli oppressi e martoriati dai conflitti.

La mobilitazione del prossimo 17 maggio - promossa da una rete di associazioni che si riconoscono nel manifesto “La Strada dei Diritti” - si unisce alle lotte per difendere gli spazi democratici nel Paese, dalla mobilitazione contro il decreto Sicurezza alla stagione referendaria in corso, con particolare attenzione per il referendum cittadinanza, reso indispensabile dalle scelte insensate del Governo in materia di politiche migratorie e di Paesi sicuri.

“Prima vennero a prendere le persone trans, e io non dissi nulla, perché non ero trans.

Poi vennero a prendere le famiglie arcobaleno, e io rimasi in silenzio, perché non avevo figl3 o pensavo non mi riguardasse.

Poi vennero a prendere chi manifestava in Ungheria, e io non mi preoccupai, perché non ero ungherese. 

Poi vennero a prendere chi faceva educazione affettiva nelle scuole, chiamandola ‘ideologia gender’, e io distolsi lo sguardo, perché pensavo che tanto certe cose le insegnano i genitori. 

 

INFO E ADESIONI -> https://www.lastradadeidiritti.it/2025/04/17/associazioni-lgbtqia-in-piazza-il-17-maggio-vennero-a-prendere-me-ma-ceravamo-tutt3/

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