Yes we condom

campagne nazionali 15 20120622 1572535356YES WE CONDOM è la campagna di sensibilizzazione della LILA all’uso del profilattico nei rapporti sessuali.
Si rivolge alla popolazione in generale, parlando sia alle persone eterosessuali che a quelle omosessuali.

Sei sono i soggetti, di differente sesso, età e orientamento sessuale. Ma il gesto e la frase sono gli stessi: tutti ci mostrano con convinzione un profilattico e affermano “Yes We Condom”.
“Yes We Condom” cita il celebre “Yes We Can” di Obama. Una frase assertiva, forte e convinta, che mette insieme la potenza dell’affermazione (Yes/Sì), il protagonismo del proprio ruolo in ogni sfida (We/Noi), e la scelta del Condom/Profilattico cui fa eco il Can/Potere del motto originale: il preservativo diventa così simbolo di una volontà di cambiamento, che si oppone alla rinuncia del piacere e del sesso e alla rimozione del problema HIV, scegliendo la consapevolezza e la tranquillità di un sesso protetto.

Ecco quindi: una coppia include il profilattico nell’intimità dei propri gesti; una ragazza esibisce il condom in modo diretto e spigliato, come i suoi piericing e il suo tatuaggio; un ragazzo che con sicurezza e accattivante disinvoltura indica la sua volontà di usarlo; due ragazzi che esprimono la gioia di chi lo usa senza tabù; una donna il cui sguardo sicuro racconta il piacere di prendersi cura di se stessa, in ogni situazione; una coppia in età matura colta in un gesto di giocosa tenerezza.
YES WE CONDOM può includere chiunque di noi, ci invita a prendere posizione in questa sfida, ad abbattere un tabù dichiarando a viso aperto la nostra scelta.

L’incremento nell’utilizzo del profilattico avrebbe come effetto positivo anche il miglioramento nella percezione dello stesso, individuale e poi collettiva, dato dalla maggiore confidenza familiarità, capacità d’uso e gestione/inclusione nelle pratiche sessuali. Gran parte del vissuto negativo legato al condom riguarda la poca dimestichezza: la pratica è la soluzione.

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Dati a sostegno

  • I comportamenti per la prevenzione del rischio di trasmissione del virus HIV sono ormai noti, ma non per questo sono adottati: il profilattico è poco utilizzato rispetto al resto d’Europa (l’Italia e agli ultimi posti) e il rapporto sessuale non protetto è la prima causa di infezione in Italia.
    I casi di diagnosi di infezione da HIV attribuibili a trasmissione sessuale sono aumentati dal 13,3% del 1998 al 75,7% del 2008 (bollettino COA/ISS nr 23 del 2010, nelle regioni/provincie in cui è attiva la sorveglianza). Anche rispetto alle diagnosi di AIDS i casi attribuibili a trasmissione sessuale crescono dal 42,6 % del 1998 al 67,8% nel 2008/09.
  • Nella coppia il profilattico è poco usato: molte delle infezioni avvengono all’interno delle coppie eterosessuali.
    Rispetto alle diagnosi di AIDS, i casi attribuibili a trasmissione eterosessuale crescono dal 25,3% del 1998 al 44,3% nel 2008/09. Dallo studio ICONA (Italian CohOrt of Naive Antiretroviral patients) emerge che l’80% delle infezioni che le donne hanno contratto per via sessuale è avvenuta attraverso il proprio partner stabile.
  • Le donne sono maggiormente a rischio di contrarre l’infezione da hiv rispetto agli uomini per una serie di fattori biologici, sociali e culturali: le infezioni tra le donne sono in crescita.
    La proporzione di donne a cui viene diagnosticato l’HIV è in crescita, nel nostro paese e più in generale nel mondo. Nel 1985 rispetto alle diagnosi di HIV il rapporto donna/uomo indicava che per ogni donna che scopriva da aver contratto l’HIV vi erano 3,5 uomini, nel 2008 questo rapporto è sceso a 2,9.
  • Nella popolazione omosessuale, negli ultimi anni si è registrato un incremento delle infezioni sia a livello europeo che per quanto riguarda l'Italia.
    Il Centro Operativo AIDS dell'Istituto Superiore di Sanità ci dice che in Italia l’infezione da hiv dovuta a rapporti omo/bisessuali è salita dal 17,2% del 2001-02 al 23,5% nel 2008-09. In Europa, il sesso tra uomini è la principale modalità di trasmissione per le infezioni del 2008, ovvero il 40% dei nuovi casi (fonte ECDC).
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