Primo Maggio: lotta alla discriminazione

superman lavoro hivIl Primo Maggio è un'importante tappa per la Lila, che rilancia con nuove iniziative la sua campagna “Hiv, Diritti e mondo del Lavoro”, per denunciare la necessità di avviare un immediato cambiamento culturale e politico e di promuovere pratiche efficaci a tutela delle persone, che diano sostanza al principio costituzionale di non discriminazione per motivi di salute, Hiv compreso. Un convegno, un nuovo video, una nuova sezione nel sito, una brochure e decine di migliaia di tovagliette informative distribuite in ristoranti e altri locali.

 



"Sono un militare in servizio da dieci anni, due anni fa ho scoperto di essere affetto dal virus dell'Hiv". Comincia così una delle mail ricevute dalla Lila negli ultimi anni, da persone che nel mondo del lavoro vengono messe in difficoltà per il fatto di vivere con l'Hiv. "Volevo chiedere se il ministero della Difesa è nelle condizioni di dichiarare l'inidoneità al servizio militare permanente e di conseguenza riformarmi". La perdita del posto di lavoro è la grande paura, ma la discriminazione può colpire in molti e diversi modi.

Le persone con Hiv vivono una vita normale, come accade con altre patologie croniche. Non ci sono attività fisiche precluse o compromesse. Le terapie, introdotte dal 1996, fermano la replicazione del virus. Bloccando così anche i meccanismi di infezione. Sono questioni note da anni. Che nel 2014 si continuano a ignorare.

La Legge 135 del 1990 ha proibito a chiunque di fare o richiedere analisi per l'Hiv ai propri dipendenti o aspiranti tali. La Sentenza 218 del 1994 della Corte Costituzionale ha parzialmente modificato quella legge, ma la proibizione è rimasta in vigore. L'atto della Corte ha però aperto pericolosi varchi, in particolare negli ambiti Sanità e Difesa, là dove argomenta astrattamente in merito a un ipotetico rischio per terzi, ovvero di contagio. Una vaghezza che permane anche dopo la recente emanazione da parte del ministero della Salute di una circolare, sottoscritta anche dal ministero del Lavoro, su test Hiv nei luoghi di lavoro e condizioni di esclusione del divieto di effettuazione.

Già nel 1990 le attività causa di contagio erano ben note, così come le situazioni in cui il rischio sussiste realmente. Con ancora maggiori informazioni, lo sono ancora oggi. Il lavoro non è fra queste.

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Lo scorso anno la Lila ha seguito la vicenda dell'improvviso licenziamento di un operatore sanitario per via dell'Hiv, dopo anni di carriera nella Sanità pubblica: un medico del lavoro ha espresso su di lui un parere differente dai colleghi che l'avevano preceduto. Dopo una battaglia legale, è stato reintegrato. Anche lì si era tentato di far valere la sentenza della Corte Costituzionale come lasciapassare per richieste non altrimenti supportate da alcuna evidenza clinica, ed escluse dalla legislazione internazionale.

Il ministero della Difesa, interpellato dalla Lila per le numerose richieste da parte del personale militare di informazioni su possibili conseguenze per l'eventuale positività all'Hiv, e sull'obbligo di presentare un certificato "Hiv negativo" per poter accedere a qualunque bando di concorso della Difesa, ha risposto rivendicando quanto deciso: il personale già assunto va ridimensionato nelle mansioni, e ai bandi possono concorrere solo persone con un test Hiv negativo.

La Lila per questo Primo Maggio rilancia e implementa la campagna "Hiv e lavoro" lanciata lo scorso 1° dicembre, World Aids Day. Con un video, una nuova sezione dedicata del sito, un convegno, un pieghevole in distribuzione nelle sedi territoriali Lila e decine di migliaia di tovagliette informative che i clienti di mense, ristoranti e altri locali si troveranno sotto il piatto.

Giovedì 15 maggio ci sarà al Senato a Roma il convegno Lila "Qualsiasi sia il lavoro l'Hiv non conta!", con il patrocinio del ministero della Salute e di Cttadinanzattiva, e la partecipazione di rappresentanti istituzionali e di governo.

Presentazione e programma del convegno si trovano in questa pagina.

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