Basta con la guerra

cannabis leafDal 1987 il 26 giugno è la Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga, indetta dall'ONU. Ogni anno in questo giorno negli uffici viennesi dell'Unodc, l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine, viene presentato il Report globale. In Italia invece la legge prevede che la Relazione sulla situazione italiana, stilata dal Dipartimento Antidroga della Presidenza del Consiglio, sia portata in parlamento dal ministro competente. Che però non si sa chi sia, dato che nessuna delega pare ancora essere stata attribuita.

In occasione della Giornata mondiale antidroga la Lila ha chiesto a questo Governo, con un comunicato stampa, di procedere a una nomina autorevole e competente per le Politiche antidroga (fino alla scorsa legislatura affidate al sottosegretario Carlo Giovanardi) e che si proceda alla cancellazione della Legge detta Fini-Giovanardi (come del resto auspicato anche nelle proposte elettorali del PD).

Già nel 2010 con la Vienna Declaration, la Dichiarazione di Vienna, dichiarazione ufficiale della Conferenza mondiale su Hiv e Aids, la comunità internazionale e le agenzie avevano cominciato a chiedere con forza la fine della "War on Drugs", la Guerra alla Droga avviata negli Usa dell'era Nixon e mai conclusa, e l'avvio di politiche basate sull'evidenza e non sull'ideologia. Gli organizzatori della Conferenza, la IAS - International Aids Society, con l'International Centre for Science in Drug Policy (ICSDP), il British Columbia Centre for Excellence in HIV/AIDS di Vancouver e la lunga lista di esperti, scienziati e politici sottoscrittori, affermavano che la criminalizzazione dei consumatori non solo non serve a raggiungere gli obiettivi prefissati dai sostenitori del proibizionismo, ma provoca inoltre gravi conseguenze per la società, i sistemi penitenziari, la sanità pubblica.

Dall'anno dopo la Global Commission on Drugs ha iniziato a chiedere a gran voce la fine della War on Drugs, forte di un dibattito globale che si stava orientando nella medesima direzione, e di una gran mole di argomenti e documenti, tra i quali "The War on Drugs and Hiv/Aids. How the criminalization of drug use fuels the global pandemic”. Negli Usa diversi Stati hanno proceduto verso la legalizzazione dell'uso di cannabis.

In Italia dal 2006 la legge Fini-Giovanardi, passata con un colpo di mano, la cui leggitimità è attualmente oggetto di verifica alla Corte Costituzionale, ha portato in carcere migliaia di persone, come denuncia ogni Libro bianco di Fuoriluogo e come documentato nei rapporti di Antigone. Un detenuto su tre entra per violazione della legge sulle droghe. Le segnalazioni alle Prefetture sono per quasi l'80 per cento dovute a consumo di cannabis.

Lo zar Giovanardi nel 2008 ha istituito il Dipartimento per le Politiche Antidroga - DPA all'interno della Presidenza del Consiglio, affidato al dottor Giovanni Serpelloni, col quale ha disegnato le politiche di intervento degli ultimi anni, coerentemente con lo spirito fortemente proibizionista che ha animato la legge che porta anche il suo nome. Finita l'era Berlusconi, la delega alle Politiche antidroga è passata brevemente al ministro alla cooperazione Andrea Riccardi nel governo Monti, oggi con il governo Letta non appare ancora assegnata. Con la Fini-Giovanardi all'esame della Corte Costituzionale, una Relazione annuale sulle droghe da presentare proprio in questi giorni in parlamento, tagli ai servizi, carceri sfinite dal sovraffollamento e i recenti casi alle cronache come le morti in "custodia" di Aldrovandi, Cucchi, Bianzino e altri, l'attribuzione della delega appare ormai urgente.

Mentre la politica si defila, a chiedere un cambiamento è l'iniziativa popolare. Mobilitata nella raccolta delle firme per tre proposte di legge, su droghe, carcere, tortura. La Lila si è associata ai promotori di 3Leggi, servono 50mila firme, l'obiettivo è raccoglierle entro metà luglio, nel sito si trovano tutte le informazioni per sapere dove firmare e come aiutare la raccolta firme.

Nell'Est Europa e in Asia Centrale L'Hiv è già da tempo un'epidemia importante tra le persone che usano droghe per via iniettiva (IDUs ovvero Injecting Drug users). Lo stesso sta succedendo negli ultimi due anni in Grecia. In Italia la prevalenza media di Hiv tra gli utenti IDUs dei Sert (circa 40mila, a fronte di una popolazione con problemi di dipendenza da oppiacei stimata in più di 80.000), come riportato nella Relazione al parlamento sulle droghe 2012 del Dipartimento Antidroga, è mediamente superiore all'8 per cento, con picchi del 20 per cento in alcune regioni fra le quali la Lombardia, a fronte di una prevalenza nella popolazione generale dello 0,5 per cento. E con percentuali di test Hiv molto basse, intorno al 30 per cento. Situazione analoga se non peggiore si presenta con le Epatiti B e C.

Uno dei pilastri della lotta contro la diffusione della droga, con prevenzione e contrasto del traffico, è la Riduzione del Danno (traduzione di Harm Reduction). La stessa formula "Riduzione del Danno" è stata in questi anni cancellata da ogni documento del Dipartimento Antidroga di Serpelloni, che ha anche cercato di farla rimuovere dai documenti ONU, con scarsi risultati.

La Riduzione del Danno garantisce il diritto alla salute, così è sancito nei documenti e nei consessi europeo e internazionale dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, dall'UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine), dall'EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug addiction) e dall'ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), dall'UNAIDS. Harm Reduction significa disponibilità di siringhe sterili, informazioni adeguate sull'uso di sostanze, disponibilità di terapie sostitutive. Può attuarsi anche con interventi innovativi quali le stanze per il consumo sicuro, già presenti in molti Paesi europei. La sua assenza o il suo indebolimento, soprattutto se in presenza di politiche fortemente repressive nei confronti dei consumatori, comporta gravi danni sociali e sanitari, non limitati alle persone coinvolte, dicono le agenzie internazionali.

La grave situazione di sovraffollamento degli Istituti di detenzione in Italia è nota. Molte delle persone detenute, di età media piuttosto giovane, lo sono per violazione della legge sugli stupefacenti. Nelle carceri italiane la riduzione del danno non è consentita, non sono infatti previsti lo scambio di siringhe sterili e la disponibilità di preservativi, come invece accade in diverse carceri nel mondo e in Europa. Da tempo la Lila chiede che tali misure siano introdotte anche in carcere, ma senza ricevere alcuna disponibilità istituzionale.

 

 

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